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Il dopoguerra è stato caratterizzato da una forte emigrazione - prima all'estero, in cerca di lavoro, poi interna, negli anni '60 e '70, verso i poli dell'industrializzazione. Conseguenze dirette sono state l'abbandono dell'agricoltura, dell'artigianato e la tendenza allo spopolamento delle frazioni montane. Il 6 maggio 1976 alle 21.00 il Friuli venne colpito da un'altra terribile disgrazia: il terremoto. Gemona e Venzone vennero rasi quasi completamente al suolo e nel comune di Faedis, inserito nella fascia dei comuni disastrati, si registrarono gravi danni agli edifici e alle case, ma per fortuna non ci furono morti.
Dopo questo fatto, i Friulani si rimboccarono le maniche e nel giro di qualche anno, oltre a ricostruire ciò che era stato distrutto, iniziarono uno sviluppo economico che oggi fa della nostra regione una delle più ricche d'Italia e d'Europa, dopo secoli e secoli di miseria.
Oggi Faedis, avendo conservato integre le sue peculiarità ambientali, è teatro di un "ritorno ecologico" che ha il suo levit-motiv nella ricerca di un armonico equilibrio tra le istanze economiche delle realtà artigianali, piccolo industriali, vitivinicole e del turismo alternativo.